Incredibile come a volte il pensiero della Seconda Guerra Mondiale paia così remoto, così irreale. Eppure, il 27 gennaio è una giornata che ci avvicina e ci fa vivere, nel mero ricordo e nella riflessione, uno degli avvenimenti più drammatici e disumani che siano mai accaduti nel corso dell’intera storia contemporanea dell’uomo.
Incredibile come nel corso degli anni Trenta sia stata anche solo concepita una simile ideologia, talmente retrograda da risultare similare alla tratta degli schiavi. Perché, come la schiavitù privò uomini dei diritti che tutti oggi riteniamo scontati, anche coloro che furono perseguitati e privati di qualsiasi diritto, vennero ridotti alla mera condizione di oggetti, tanto che i deportati venivano enumerati come degli oggetti di serie.
Mi domando come sia stato possibile che così poche persone abbiano avuto la dignità e la
coscienza di ribellarsi alla più macabra follia che potesse essere concepita durante quegli anni. Ma ancor di più mi domando cosa pensino coloro che permettono all’indifferenza di penetrarli in un giorno così fondamentale, come lo è la Giornata della Memoria.
Ricade su tutti noi, dunque, l’obbligo di riflettere, di pensare. Ricade su di noi l’obbligo di onorare la memoria dei patenti di questo immenso e disumano dolore e di condannare aspramente le ideologie che andarono sviluppandosi durante quegli anni.
Tuttavia, e purtroppo, vi è ancora un lungo percorso davanti prima che il concetto di uomo venga visto da chiunque in modo paritario, senza distinzione di sorta. E in questo lungo processo di “redenzione” dell’essere umano, il 27 gennaio svolge un ruolo da protagonista. Bisogna portare a conoscenza chiunque degli orrori che l’antisemitismo ed il razzismo provocarono, e continuano a provocare giorno dopo giorno. L’ignoranza riguardo a temi di tale importanza è da eliminare, in quanto non può essere tollerata. Bisogna rendere giustizia, e la trasmissione della conoscenza degli errori, ed orrori, sopravvenuti in passato, è un concetto cardine al fine di rendere le future generazioni sempre più connesse e unite tra loro. L’ignoranza non può essere tollerata all’interno di una tematica di così profonda e radicata importanza. Vi è ancora troppa indifferenza riguardo a questi temi, forse dovuta proprio all’ignoranza che li circonda. Ma anno dopo anno – ed in realtà giorno dopo giorno, mi auguro – la celebrazione di questa giornata è fondamentale affinché le generazioni presenti e future continuino a ricordare e a riflettere. Riflettere è essenziale.
A riguardo di tutto ciò, venerdì 27 gennaio, la mia classe ed io, accompagnati dal Professor
Snaidero e dalla Professoressa Birrini, ci siamo recati presso il monumento dedicato alle vittime dell’olocausto situato in Viale della Vittoria. É stato un momento quasi magico, circondato da un’aurea di solennità impressionante. Osservare la compassione negli occhi dei presenti, soprattutto dei ragazzi delle altre scuole presenti, è stato straordinario. La commemorazione è riuscita a riunire e a far convergere i pensieri di tutti i presenti ad un unico fatto, circostanza alquanto speciale. Le emozioni di tutti i presenti risultavano così molto simili tra loro, concorde le une con le altre. I loro occhi parlavano per loro, e non è stato necessario che una singola nota fosse emessa dalle loro bocche. Toccante e rincuorante.
Abbiamo dunque potuto ascoltare le parole del Presidente dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati), le quali vertevano la loro attenzione in particolare maniera sui giovani. Coloro che hanno contribuito alla cerimonia con i loro discorsi sono stati inoltre il Sindaco di Udine, Fontanini, e l’assessore regionale Zilli. Vi è stato però un contributo, a mio parere, ancora più importante, che è stato scandito dalle parole di tre ragazzi, in riferimento ai tre diversi istituti presenti alla commemorazione. Le due ragazze che si sono esposte al riguardo, hanno confermato le speranze del Presidente dell’ANED: hanno infatti presentato due discorsi di alto livello e sensibilità, dimostrando i grandi valori che i giovani di oggi possono rappresentare. Il terzo ragazzo che ha avuto l’onore di esprimere un conciso pensiero in merito, sono stato io. Ho avuto dunque la possibilità, tra le altre questioni, di onorare la memoria di Cecilia Deganutti, ammazzata a causa del suo spiccato e imperturbabile senso di giustizia, e del suo amore per la Patria, quella libera da qualsiasi forma di oppressione, sopruso e disparità. Una figura che dona lustro e onore al nostro Istituto.
Raphael Pontonutti 3^ B RIM